Lo stato di salute della Liguria, il quadro economico analizzato dal Centro Studi Tagliacarne e Unioncamere 

Lo stato di salute della Liguria, il quadro economico analizzato dal Centro Studi Tagliacarne e Unioncamere 

Milano resta nettamente in testa alla classifica italiana per valore aggiunto pro-capite da oltre vent’anni, raggiungendo lo scorso anno quota 55.483 euro. Un valore tre volte e mezzo superiore a quello generato da Agrigento (15.665 euro), fanalino di coda e quasi doppio quello della media nazionale (29.703).

Tra le province italiane Genova si colloca al quattordicesimo posto con un valore aggiunto pro-capite pari a 35.028 euro. Dietro le altre liguri: La Spezia 31.730 euro, Savona 28.897 appena sotto la media nazionale, e distaccata Imperia con un valore aggiunto pari a 24.024 euro.

È quanto emerge dall’analisi realizzata dal Centro Studi Tagliacarne e Unioncamere sul valore aggiunto provinciale del 2022 che è una delle tradizionali attività di misurazione dell’economia dei territori realizzata dal sistema camerale.

Tuttavia, complice l’incremento dei prezzi delle materie prime, osservando l’incremento del valore aggiunto tra il 2021 e il 2022, è stata Potenza la provincia che ha corso di più con una variazione del 16,4% contro il 6,9% medio nazionale a prezzi correnti. In questa graduatoria tutte e quattro le province liguri hanno fatto registrare performance superiori alla media nazionale.

La migliore è stata Savona, in settima posizione con un incremento del 10,1%, seguita subito dopo da Genova (10%) e a breve distanza dalla Spezia (+9,4%, decima). Imperia, ventesima, ha fatto registrare un +8,1%.

A livello settoriale crescite a due cifre si rilevano in particolare in corrispondenza delle costruzioni (10,4%), anche per effetto del superbonus 110%, e dei servizi (+10,6%), mentre l’industria in senso stretto cresce del 9,5%.

«L’analisi dei livelli provinciali di sviluppo evidenzia come uno dei fattori di successo e di resilienza anche a livello territoriale sia rappresentato dall’avere più motori di crescita. In particolare, guardando alle performance provinciali due sembrano quelli più rilevanti: un sistema industriale saldo e interconnesso e una capacità di attrare e far crescere la filiera dei servizi collegata al turismo − commenta il presidente di Unioncamere Andrea Prete − il tutto si è accompagnato al buon andamento dell’edilizia, in parte consistente però legato anche ai provvedimenti di incentivazione. L’apertura ai mercati internazionali si è poi dimostrata un deciso fattore propulsivo. In una fase di rallentamento che interessa l’economia europea dobbiamo perciò valorizzare queste caratteristiche per poter continuare a competere con successo».

Le costruzioni mettono il turbo soprattutto al Mezzogiorno che registra una crescita del settore del 12,3% nel 2022 verso il 2021, a fronte di un incremento medio nazionale del 10,4% anche per effetto del superbonus 110%. In linea, invece, l’andamento del Nord (10,3%) mentre cammina a passo più rallentato il Centro (8,3%). La provincia ligure che è cresciuta di più è Imperia (+14,1%), seguita da Savona (+13,1%), La Spezia (12,1%) e Genova (11,9%).

La crescita del settore servizi è tra i principali protagonisti del processo di recupero del 2022, con un incremento del 10,6% a cui ha contribuito in maniera determinante il ritorno dei flussi turistici pre-pandemici. Tanto è vero che aumenti maggiori del valore aggiunto si registrano proprio in quelle aree in cui il turismo rappresenta una risorsa importante per il complesso del territorio. A Genova la variazione tra il 2021 e il 2022 è stata del 12,1%, a Savona del 12%, a Imperia dell’11,1%. Unica provincia ligure al di sotto del dato medio nazionale è stata La Spezia (9,9%).

Tra il 2012 e il 2022 il valore aggiunto italiano è aumentato del 20,1%, ma alcune province hanno performato meglio di altre. Età media della popolazione, livello di industrializzazione, dimensioni delle imprese, vocazione all’export sembrano abbiano contribuito significativamente a fare la differenza sui territori. Numeri alla mano le province con un’età media della popolazione più bassa crescono del 20,7% contro il +18,9% di quelle “più anziane”, con picchi di incremento del valore aggiunto prodotto a Matera (+39,2%), Bolzano/Bozen (+35,2%), Vicenza (+31,9%), Parma (+31,8%) e Treviso (+30,3%). Più in generale 8 delle 10 province maggiormente cresciute fra 2012 e 2022 si collocano tra le province più giovani d’Italia. Aumenti più elevati si registrano anche nelle province a maggior incidenza di valore aggiunto industriale (+22,6% vs +17,7%), con Potenza (37,1%) al top della classifica – anche per via delle performance dell’industria estrattiva- e ancora al secondo e al terzo posto Vicenza e Parma. Mentre le province con una maggiore presenza di imprese grandi e una più spiccata vocazione all’export sono cresciute in ambo i casi mediamente del 21,9% -contro poco più del +15% di quelle con una minore presenza di aziende più strutturate e una più bassa propensione ad esportare- con punte a Bolzano/Bozen (+35,2%), Vicenza (31,9%) e Parma (31,8%).